Valleverde migliore? Solo con il vero Plazzi

Parlare di Valleverde rinforzata dopo il mercato non è proprio esatto. Perché facciamo questa considerazione? Il motivo è semplice, gli arrivi di Farioli e Spinelli hanno innalzato le quotazione dei gialloneri, e noi stessi lo abbiamo sottolineato, il problema, però, è un altro. Tralasciando la pesante assenza di Marcello Casadei, tamponata dall'arrivo di Spinelli, bisogna soffermarsi sulle condizioni di Andrea Plazzi. Il capitano, infatti, non è nemmeno al cinquanta per cento perché continua a patire l'infiammazione alle ginocchia che lo ha colpito al suo rientro in campo dopo l'incidente in bici. Fatto sta che Sabatino non può contare stabilmente su uno dei suoi uomini cardine e i quattro minuti di utilizzo contro Ozzano lo testimoniano ampiamente.
«Vengo impiegato solo quando ce n'è bisogno — dice Andrea — e in ogni caso è una decisione che spetta al coach. Obiettivamente per il gioco che fa Renato servono uomini in condizioni fisiche ottimali e non è il mio caso. Piano piano sto migliorando, ho iniziato a sentire gli effetti delle terapie: il mio minutaggio crescerà in base ai progressi. Anche se adesso non posso lavorare sulla forza».
Plazzi si deve quindi riciclare in un ruolo che non è più il suo da tre anni e non essendo al top è ancora più difficile: «E' vero ero abituato a stare in campo tanti minuti, inoltre essendo un giocatore più fisico che tecnico mi trovo in difficoltà nel non poter sfruttare le mie doti atletiche, soprattutto in difesa che è sempre stato il mio punto forte. Quest'anno, per tanti motivi, non ho dimostrato niente, ma Renato mi ha sempre considerato un elemento importante e anche io sono convinto di poterlo essere».
Sulla disfatto di Ozzano, «Thunder» ha le idee chiare. «Facendo un paragone direi che abbiamo fatto la fine di Argenta contro di noi: erano convinti di batterci e quando sono andati sotto di venti punti hanno mollato. Ozzano ci ha surclassato con le nostre stesse armi, ma noi ci siamo afflosciati troppo presto. Speriamo che non si ripeta. E' cambiato qualcosa? Rispetto all'inizio adesso siamo in nove, o meglio in otto e mezzo, e se prima qualcuno sapeva che doveva stare in campo quaranta minuti ora non è più così. Se vogliamo fare il salto di qualità dobbiamo giocare tutti e dare tutti il massimo, altrimenti sarà difficile restare al passo».