Chiedono di fare un punto, ci vorrebbe invece una virgola. In una
settimana decisiva per le sorti della Virtus in questo campionato
è difficile fare bilanci, con la consapevolezza che l'oceano
giallonero è increspato da una brezza che sta muovendo un po'
tutto. Insomma alzate gli occhi da questo giornalino e guarda-tevi
intorno, possibilmente verso la panchina della Toyota. Potrebbero
esserci facce nuove e non esserci più volti conosciuti. Questo
è lo sport del Duemila, in continua evoluzione, se non rendi
paghi, altro che aspettare l'anno dopo. Per certi versi un aiuto per
chi sa correggere le auto in corsa, ma se i meccanici non sanno fare
il loro lavoro, più strumenti si hanno a disposizione e più
c'è la possibilità di rovinare anche le cose che vanno
bene.
Non leggete tra le righe, è un discorso generico, anche perché via
Pisacane negli ultimi anni ha spesso fatto innesti giusti, correttivi che sono
riusciti a migliorare le squadre di partenza. Non dimentichiamoci Farioli e Spinelli,
che diedero un qualcosa di importante alla prima Virtus di Sabatino. Non dimentichiamoci
Maresca nella stagione da poco terminata, mentre fu meno determinante l'ingresso
di Burini, però in un gruppo che aveva già qualche baco all'interno.
Insomma anche quest'anno si è intrapresa la strada della correzione, ma
si sapeva fin dall'inizio che sarebbe andata così. Non è un problema
di risultati, che finora sono uno degli aspetti più positivi, ma di un'analisi
di un mercato estivo che non aveva convinto Salieri fino in fondo. E potrebbe
anche non essere finita qui perché a gennaio, a fine girone d'andata, c'è
la possibilità di ritoccare ancora.
Questa Virtus però per prima cosa dovrebbe urlare ad alta voce l'obiettivo
che vuole raggiungere. Conoscendo per la prima volta (recente) le squadre del
girone nord che da lontano parevano così scarse, ci si è resi conto
che le corazza-te del sud sono ancora lontane, ma anche che il livello medio è
più equilibrato ed è quindi forse più facile trovare risultati
inattesi e veder affiorare una generi-ca sabbia mobile che a fine anno potrebbe
richiedere computer di ultima gene-razione per capire con le varie classifiche
avulse chi sarà promosso e chi invece bocciato. Dicevamo che la Toyota
dovrebbe dire quale posizione sarebbe soddisfacente. L'impressione generale è
che si cerchi una salvezza tranquilla, che tradotto dovrebbe significare dal nono
posto in su. E attualmente i gialloneri sono proprio in quella posizione, nonostante
si siano giocate cinque trasferte e solo tre partite al Ruggi. Non che quest'anno
il palasport imolese abbia portato particolari benefici (vittoria col solo Vigevano
dopo un overtime e sconfitte con Treviglio e Forlì) però alla lunga
quelle vecchie mura pagheranno come hanno sempre fatto.
Così si dovrebbe cominciare proprio oggi ad invertire la tendenza, contro
un Padova che anche nei suoi anni migliori non si è mai divertito viaggiando
verso Imola. I devoti di Sant'Antonio, con qualsivoglia colore sulle maglie, tra
Ardita, Patavium, Virtus o soprattutto Petrarca, su 34 trasferte al Ruggi ne hanno
vinte solo 5 e qualcosa vorrà pur dire. Stavolta però, pur senza
meravigliare (4 punti in classifica con la grande vittoria a Vigevano), sono un
po' più quadrati rispetto al recente passato. Ci sono ex imolesi che hanno
lasciato pochi ricordi come Giorgino Tonzig o Eddy Cagnin, c'è quell'Andrea
Cagnin (fratelloni insieme) terzo tra i cannonieri del girone, c'è un Longobardi
che ne mette dentro 20 tutte le volte anche se è arrivato da sole 4 partite
e ha dato una bella spinta ai veneti. C'è soprattutto una partita da vincere
a tutti i costi per non doversi complicare la vita più del lecito e ricominciare
a respirare un'aria serena in una società e in un gruppo che non ha alcun
bisogno di rovinarsi la vita.
Paolo Zanelli |