Virtus Pallacanestro Imola 1936  
   
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Il punto di Piero Petrini
Imola - Mi viene facile (quasi obbligatorio) scrivere due righe sul giornalino di una squadra come la Virtus, che da più di trent'anni è diventata compagna di viaggio tra divertimento e lavoro e con la quale ho vissuto pagine belle e altre umilianti degli ultimi tre decenni di questo sport che per me è da sempre il più bello. E' invece ben più complicato dissertare su questa Toyota, fin qui mai vista in partite vere, ma di cui ho notizie solo attraverso le parole di amici e colleghi, che mi parlano di una squadra che sempre appassiona, che talvolta non riesce a divertire, ma che riesce a portare a casa risultati ugualmente positivi.
Ricordo di aver scritto proprio un anno fa, pressappoco in questo periodo, un pezzo su queste colonne nel quale ammettevo di non essere affatto stupito dell'inizio brillante della squadra di Salieri, dalla quale in pochi si aspettavano un cammino così autoritario, ma intorno alla quale non c'era poi grande fiducia. Ricordo di non avere avuto dubbi nel prevedere che alla fine i conti del presidente Galassi e di Stefano Salieri sarebbero tornati e che la Virtus non avrebbe allentato la presa. Così è stato, col play-off guadagnato e poi perso con onore da Trapani, alla fine di una annata nella quale i gialloneri vinsero 21 volte su 35 e col fiore all'occhiello di non aver mai perso più di due volte di fila.
Poi è arrivata l'estate ed i tanti cambiamenti nella squadra giallonera dove però l'unico uomo veramente fondamentale è rimasto al proprio posto, anche se eccessivamente tormentato da alcuni avvenimenti del mercato della propria squadra. Stefano Salieri ha rivoltato come un guanto la propria squadra e pur senza disporre di un portafogli troppo capiente, in una categoria dove tanti club hanno investito cifre da serie superiore, è riuscito a fare quadrare i conti sia a livello tecnico che economico. Ancora una volta la Virtus è partita tra qualche diffidenza di una parte della sua tifoseria e anche degli addetti ai lavori, ma adesso che ci avviciniamo al giro di boa e a uno dei derby più sentiti, i conti tornano ancora. La vittoria di Brescia col Lumezzane a metà settimana, ha subito rimediato alla sconfitta con Castelletto e la Virtus arriva al confronto col Gira al quarto posto in classifica con due lunghezze sulla nona e quattro sui rivali nero arancio, che la Virtus ha battuto sette volte su nove al PalaRuggi nel periodo di presidenza Galassi.
Proprio come l'anno scorso la Virtus targata Salieri continua a fare poca differenza tra casa e trasferta, costruisce le propria imprese con la sua difesa quasi sempre produttiva, ma se poi andiamo a guardare la qualità delle vittorie giallonere, si scopre che anche quest'anno Bonaiuti e compagni vincono quasi sempre con le squadre della seconda parte della classifica e di solito inciampano contro le prime della classe. E' comunque anche questa una Virtus ad alto profilo, che adesso che ha ampliato l'organico può continuare a correre per le prime posizioni e completare un'altra stagione sopra le righe. Dopo qualche anno di grandi spese o delusioni cocenti, la Virtus etichetta Galassi e Lo Presti ha infilato la strada giusta per un club che vuole coniugare risultati e bilancio. Probabilmente non verrà pagata troppo la rinuncia a Stefano Penzo, che fu tra gli artefici della costruzione delle ultime due Toyota, perché tanto a far tornare i conti, quelli del campo, ci penserà l'altro Stefano, quel Salieri a cui il club di via Pisacane probabilmente non può proprio fare a meno.

Piero Petrini

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