A chi vogliamo assegnare il platonico, ma
pur sempre gratificante titolo di "coach of the year"
della B1?
Anche se in un palazzetto dell'hinterland bolognese di cui taciamo
"manzonianamente" il nome, ha campeggiato a lungo (e
forse non è ancora stato ammainato) un velenoso quanto
di dubbio gusto striscione che sentenziava "Noi in B1 per
meriti, Sally per grazia ricevuta" (messaggio rivelatosi
settimana dopo settimana sempre più inopportuno considerato
il modesto torneo disputato da "noi"), non ci possono
essere dubbi: a meritare la nomination può essere solo
lui, Sally, al secolo Stefano Salieri.
Alla prima esperienza nella categoria ha subito sorpreso un po'
tutti (non però quelli che lo conoscevano bene) dimostrando
di sapersi muovere con l'abilità del più navigato
dei veterani, ergendosi a gran condottiero della non meno sorprendente
Toyota, formazione d'assalto cui è riuscito a trasmettere
tutta la sua grinta, la sua voglia di emergere e di lottare fino
all'ultimo sempre e comunque contro qualsiasi avversario, anche
il più forte.
E tutto questo avendo a disposizione un organico giovane, cresciuto
in maniera esponenziale col passare delle giornate e nel quale
sono esplosi fino a diventare meravigliose realtà elementi
che forse in poche altre formazioni avrebbero avuto la possibilità
di recitare simili ruoli da protagonisti.
Ma lui è fatto così, largo ai giovani (se meritano).
Lo ha fatto nelle precedenti piazze dove ha lavorato (Castel S.Pietro,
Argenta, S. Lazzaro), ottenendo in ogni occasione risultati superiori
alle aspettative (nelle ultime sette stagioni ha sempre centrato
il traguardo dei play off) senza per questo sacrificare la valorizzazione
dei talentini avuti a disposizione.
Col suo modo di lavorare super professionale, ma al tempo stesso
dal volto umano, riesce sistematicamente a contagiare l'ambiente
che lo circonda e anche Imola ha ceduto ben volentieri alla sua
carica: giocatori, collaboratori, dirigenti e soprattutto il pubblico
sono stati tutti stregati dal carisma di Sally, a sua volta al
settimo cielo per aver coronato un sogno: allenare e portare in
alto la Virtus, squadra della quale fin da giovanissimo è
grande sostenitore.
Ma attenzione, uno come lui è destinato a fare strada.
Tenetevelo stretto (se potete).
E forse Imola riavrà presto il suo derby.
Massimo Ravaglia
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